Cimice asiatica: un panel di strumenti per la difesa delle produzioni

Cimice asiatica: un panel di strumenti per la difesa delle produzioni

Non cessa la mobilitazione per richiamare l’attenzione sulla emergenza causata dalla cimice asiatica, con danni che arrivano fino al 70% della produzione. Il Veneto e l’Emilia hanno registrato perdite nella produzione di pere, mele, pesche e kiwi; in alcune zone del Friuli Venezia Giulia è andato perso il 100% del raccolto di mele e pere; in Lombardia l'insetto ha attaccato anche mais e soia, e messo a repentaglio la raccolta delle nocciole in Piemonte.
Le perdite stimate, nel solo Nord Italia, ammontano ad oltre un miliardo di euro, cui devono aggiungersi le ricadute sul settore industriale e sull’occupazione per la minore richiesta di manodopera per la raccolta e trasformazione dei prodotti.
Notevoli anche le conseguenze per l’assicurazione delle produzioni, che hanno subito diffuse riduzioni a causa della perdita del prodotto per un evento non assicurato.

La cimice - nome scientifico Halyomorpha halysm – è un insetto originario dell’Asia orientale, alieno per le nostre latitudini, che, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici, sembra essersi ben acclimatato in Italia. Il danno all’agricoltura è determinato dal deposito delle uova, almeno due volte all`anno, con 300-400 esemplari alla volta: le punture rovinano i frutti creando danni di varia rilevanza, che arrivano fino a renderli non commercializzabili.
Finora sono stati solo fisici, quali reti protettive, o chimici, i mezzi utili per contrastarne la diffusione, e conseguentemente i danni.
Dal 20 settembre 2019 entra in vigore il decreto del Presidente della Repubblica 5 luglio 2019, n.102, (G.U. 5 settembre 2019, n. 208), che consente di combattere l’infestazione con sistemi di controllo biologico, attraverso l’utilizzo della vespa samurai. Provvedimento cui è necessario dare rapida attuazione con una procedura semplificata per consentire immediatamente l’immissione in campo della vespa samurai. Il rischio è che un allungamento dei tempi burocratici impedisca l’avvio concreto delle sperimentazioni.
Originaria della Cina e appartenente all'ordine degli Imenotteri, la vespa samurai è ora allevata a Firenze da ricercatori del Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria). L'insetto, poco più grande di 1 millimetro, è antagonista naturale della cimice asiatica nella sua area di origine. Negli ecosistemi in cui è presente, la vespa accorpa le sue uova a quelle della cimice, contenendone la riproduzione e quindi i potenziali danni alle coltivazioni.
Applicando il metodo della lotta biologica si punta a ricostruire un equilibrio, rotto dall’invasione della cimice asiatica, mettendo in campo un fattore di controllo (la vespa samurai), con uno strumento ecologicamente corretto ed efficace.  
Per contrastare la proliferazione dell’insetto alieno è dunque importante proseguire con la ricerca per interventi a basso impatto ambientale, attività già avviata dal CREA con importanti centri universitari, sperimentando anche l’utilizzo di altre specie. Ad esempio in Piemonte si studia la possibilità di mettere in campo un insetto indigeno, l’Anastatus bifasciatus, nell’ambito di un progetto promosso dalla Fondazione CRC con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino.
I gravi danni subiti dall’agricoltura a seguito della cimice si sommano peraltro a quelli procurati da altri parassiti alieni che hanno invaso l’Italia. Le cause di queste infestazioni sono concordemente rinvenute non solo nei cambiamenti climatici, ma altresì nella globalizzazione degli scambi commerciali, che non è stata integrata con adeguati sistemi di controlli alle frontiere dell’Unione Europea, che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati.

A seguito di queste evidenze ASNACODI si è fatta interprete della necessità di prevedere  anche per queste ipotesi l’applicazione degli strumenti di gestione del rischio che riducono l’impatto dei danni sui redditi delle imprese agricole, ottenendo la possibilità di assicurare le perdite produttive derivanti da queste infestazioni o realizzare fondi di mutualità per indennizzare gli agricoltori danneggiati. Ricordiamo che è possibile mettere in campo questi strumenti per i danni causati, fra gli altri, dal moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii), cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), Elateridi  e Nottua per il mais, Tignola del pomodoro, Diabrotica.
Certamente le soluzioni adottate saranno efficaci se integrate  con  aiuti finanziari agli agricoltori danneggiati, sviluppo ed implementazione veloce della ricerca e sperimentazione pubblica, raccordo fra le Istituzioni, ministeri, regioni, enti di ricerca, organizzazioni agricole.

ASNACODI e i Condifesa associati sono pronti a prestare la massima collaborazione, nell’ambito delle finalità istituzionali, per sostenere anche in questo campo la difesa del reddito delle imprese agricole. In Veneto e Trentino i Condifesa associati ad ASNACODI stanno sperimentando da diversi anni fondi di mutualità per erogare indennizzi agli agricoltori colpiti, ed in Lombardia realizzano importanti sperimentazioni per la prevenzione della diffusione delle malattie delle piante. Dal 2019 questi fondi potranno anche beneficiare dei contributi UE del Piano di sviluppo rurale nazionale.


cimice-dpr-102-2019.doc
cimice-dpr-357-1997.doc